Religione vs scienza, lo scontro inesistente
La religione è probabilmente il più importante fenomeno della società umana. Recentemente però, almeno negli ultimi 500 anni in Occidente, la sua presa sulla società è andata scemando. Al contempo sì e avuta l'ascesa della scienza, con i suoi incredibili risultati.
È naturale, data la contemporaneità dei due eventi, che si pensi che siano in una qualche relazione. Normalmente si assume che il declino della religione sia stato causato dall'ascesa della scienza. La scienza ha 'rubato' terreno alla religione, si dice. Probabilmente tutto ciò è vero, o almeno, molto vicino a quello che è effettivamente avvenuto. La scienza è quindi divenuta la grande antagonista della religione.
In questo post non voglio però parlare dei punti di contatto tra scienza e religione ma piuttosto di una relazione che NON esiste tra di esse e che viene implicitamente assunta in molte occasioni.
Uno grande dibattito in corso riguarda, com'è ovvio, la validità della religione. Sono i suoi precetti veritieri? Dio esiste? I libri sacri sono solo libri o contengono verità di ispirazione soprannatueale? E così via. Durante questo dibattito tra i detrattori ed i difensori della religione si finisce spesso in uno scontro diretto religione contro scienza. Il discorso evolve lungo queste linee: un ateo, tipicamente uno scienziato di qualche tipo, suggerisce che Dio non esiste; l'oppositore, il difensore della religione, claricale o laico, ribatte con una domanda; "senza Dio, come può la scienza spiegare da dove arrivi l'universo e tutte le cose che ci sono dentro, in particolare, come spiega il più grande mistero esistente, e cioè noi stessi che siamo vivi e coscienti?"; l'ateo, punto sul vivo perché, ahimè, la scienza non sa spiegare tutto, si lancia in un elogio di tutti i grandi risultati dalla scienza e di quelli a venire che elimineranno tutte le attuali lacune nella nostra comprensione della realtà che ci circonda.
Ho letto o ascoltato diverse volte conversazioni di questo tipo. Alcune coinvolgono atei molto famosi, autori di libri di successo, come Richard Dawkins, forse il campione degli atei mondiali. Dawkins non ha remore nel lanciarsi in pronostici sui futuri sviluppi della scienza che, a suo dire, risponderanno a tutti i nostri dubbi.
Sorvolando sull'assurda pretesa di Dawkins di poter prevedere il futuro remoto quando è impossibile prevedere quello prossimo, questo tipo di argomentazioni sono fallaci, ossia logicamente errate. Infatti, se l'oggetto della discussione è la veridicità della dottrina religiosa non ha alcun senso portare il discorso su cosa sappia o non sappia la scienza. Quando la parte pro-religione tenta questa mossa, dovrebbe essere respinta facendo notare che non ha senso, che equivale a cambiare discorso e si dovrebbe riportare la discussione sul tema originale. E invece...
Ho assistito talmente tante volte a discussioni di questo tipo che devo assumere che l'errore logico non sia chiaro o magari sono io che non capisco. Spiego quello che secondi me è l'errore con un'analogia.
Supponiamo che il Signor A abbia bisogno impellente di una informazione. Il Signor A entra in una stanza e ci trova il Signor B e il Signor C. Il Signor A chiede l'informazione al Signor B il quale risponde di non conoscere la risposta. Al che il Signor A conclude; "allora la risposta la conosce il Signor C".
E corretta la conclusione del Signor A? Se il Signor B non sa la risposta, è lecito assumete che il Signor C la conosca? Basandosi solo su come ho descritto la situazione la risposta è NO. Il ragionamento del Signor A è sbagliato. Il Signor C potrebbe o non potrebbe conoscere la risposta, ma il fatto che il Signor B non la conosca non ci dice assolutamente nulla su cosa sappia o non sappia il Signor C. Provate a rileggere e vedrete che è così.
Come potremmo modificare la situazione in modo che il ragionamento del Signor A diventi corretto? Basta aggiungere un'informazione cambiando in "il Signor A entra in una stanza e ci trova il Signor B e il Signor C e sa che se il Signor B non sa qualcosa allora la sa il Signor C". Messa così il Signor A avrebbe ragione ad assumere che se il Signor B non sa la risposta, allora la deve sapere il Signor C. Come si vede, abbiamo dovuto aggiungere una qualche informazione che ci permetta di mettere in stretta relazione le conoscenze dei Signori B e C. Senza questa condizione, inferire cosa sappia il Signor C da cosa non sa il Signor B non ha senso.
Credo che sia chiaro come l'analogia si applichi al nostro caso. Noi siamo il Signor A, con tutti i nostri dubbi, il Signor B è la scienza e il Signor C è la religione. Molti difensori della religione si comportano come il Signor A. Di fronte al dubbio se i precetti della religione siano corretti o meno evadono la domanda ponendola al Signor B, la scienza, il quale, ahimè, sa tante cose ma quelle che non sa sono molte di più. A quel punto, di fronte all'ammissione di ignoranza della scienza, lasciano intendere, guardandosi bene dal dirlo esplicitamente, che la risposta la deve avere l'unico altro interlocutore nella stanza, il Signor C, la religione. Sfruttando l'analogia è facile vedere come questo modo di procedere sia sbagliato ed anche alquanto fraudolento. Infatti, non c'è nulla al mondo, che io conosca, che metta in relazione le conoscenze della scienza con quella della religione. Non conosco alcuna fonte che possa suggerire che se una data informazione non è conosciuta dalla scienza, allora deve essere conosciuta dalla religione. Ciò che l'uomo ha imparato grazie la metodo scientifico è del tutto scorrelato dalla religione e i suoi precettu. L'unica conclusione che si può trarre dall'ignoranza della scienza è l'ignoranza della scienza stessa. Non ci dice altro. Non ci dice alcunché sulla religione. Non ci dice che la scienza un giorno lo saprà, al contrario di quanto sostiene Dawkins. Nulla. Eppure...
Questa strategia di difesa della religione viene utilizzata continuamente e, da quanto vedo e sento, molti suoi detrattori, tipicamente scienziati, abboccano facilmente.
La cosa è sorprendente perché in fondo è un trucco vecchio come il mondo. È una versione di una fallacia conosciutissima nota con diversi nomi. Uno di questi è la "fallacia della false dicotomia". Chi la commette forgia la discussione in modo che appaia che solo due opzioni siano disponibili. Quindi se non è una deve essere l'altra. Nel nostro caso si cerca di
far passare l'idea che la scienza e la religione siano i detentori del sapere totale. Quindi se la scienza non sa qualcosa, allora necessariamente lo saprà la religione. Ovviamente ciò e una restrizione dell'argomento che non esiste. Infatti si ignora la possibilità che nessuna delle due abbia la risposta. Sembra un errore logico banale e facile da identificare e smascherare ma in realtà la fallacia della falsa dicotomia appare spesso nelle discussioni pubbliche. Un esempio tipico è quello delle affiliazioni. La frase "o sei con me o sei contro di me" è un tipico esempio di fallacia della falsa dicotomia. Si può non sostenere una causa ma allo stesso tempo non osteggiarla. In politica questo modo di ragionare viene forzato nel discorso continuamente con grande successo. "Chi non partecipa alla manifestazione anti-fascista di domani è un fascista", è una frase che un politico di sinistra (forse radicale) potrebbe usare per accomunare molto velocemente i propri avversari con l'idea negativa del fascismo. Chiaramente non partecipare ad una manifestazione anti-fascista non ti rende fascista.
La falsa dicotomia è comune ma anche subdola ed efficace se usata bene. Nonostante ciò le migliori menti del pianeta non dovrebbero lasciarsi abbindolare. Com'è possibile dunque che personaggi di calibro internazionale e di nota intelligenza si lascino raggirare così facilmente? Ci sono diverse spiegazioni.
In primo luogo è possibile che la mia analisi sia sbagliata. In questo caso mi serve che qualcuno mi illumini in merito.
Dando invece per buono quanto ho detto, è ancora possibile dare un senso a certi comportamenti. Ad esempio: checché ne dicano, anche gli atei più infervorati riconoscono alla religione uno status speciale e non applicano lo stesso rigore logico che applicano alle altre 'teorie'. Infatti, i precetti religiosi sull'origine della realtà che ci circonda è, in ultima ed estrema analisi, una teoria sull'origine dell'universo. Nella comunità scientifica se qualcuno si presentasse con una teoria così estrema e lontana da qualsiasi dato conosciuto e, alla richiesta di evidenze che dimostrino la correttezza della teoria, pretendesse che ribattere con una domanda del tipo: "e le altre teorie sono forse meglio?" fosse una difesa sufficiente verrebbe quanto meno deriso ed isolato. Invece la religione riceve un trattamento di riguardo. E forse ciò non è sbagliato. Correggendo quanto ho detto prima, la religione è ANCHE una teoria sull'origine dell'universo ma in realtà è molto, molto di più: identità, comunità, fonte di moralità, speranza per il futuro, promessa di immortalità, etc, etc. La parte di descrizione e spiegazione del mondo che ci circonda è solo uno dei tanti servizi che la religione offre. Lo stesso non si può dire delle ultime teorie quantiche o della teoria del multiverso. Quelle sì che, per quanto importanti e strabilianti, sono solo teorie che cercano di far quadrare i dati. Dunque, avere un riguardo speciale per la religione ha il suo senso. Criticarla significa, piaccia o non piaccia, criticare anche tutto il resto. Bisogna andarci cauti.
Un'altra possibilità è che gli scienziati atei si portino avanti con il lavoro. Il loro scopo ultimo non è dimostrare che i precetti della religione non reggono da un punto di vista logico/scientifico, il loro scopo ultimo è convertire alla loro causa, l'ateismo, quanti più ascoltatori possibile. Visto da questa prospettiva, forse ha più senso illustrare le meraviglie della scienza e la sua capacità di spiegare la realtà piuttosto che puntare il dito contro le limitazioni logiche della religione. Pochi abbandoneranno il proprio credo, con tutto quello che porta con sè a livello umano e sociale, perché ha qualche pecca logica in un ambito che poi non è neanche quello centrale.
Un'altra ragione che vedo è prevenire un attacco alquanto frequente. Infatti spesso i sostenitori della religione passano al contrattacco mettendo in dubbio le conoscenze stesse cha la scienza ritiene di possedere. "L'uomo discenderebbe dalle scimmie perché avete trovato 4 ossa in giro per il mondo?". Oppure, "L'universo sarebbe stato creato dal nulla 15 miliardi di anni fa perché lo dicono le vostre equazioni?". E amenità del genere. Se vi sembrano assurde e improbabili siete probabilmente originari dell'Europa o uno degli altri stati in cui la religione ha ammorbidito le proprie posizioni. In altre parti del mondo in cui i fondamentalismi religiosi sono più influenti questi dubbi vengono sollevati con forza. Un esempio sono gli Stati Uniti d'America in cui il fondamentalismo cristiano è molto presente. Per prevenire tali critiche, una difesa a tutto campo della scienza alla prima occasione può essere una buona strategia.
In ultimo, a voler pensare male, potrebbe essere una semplice questione di interesse personale. In fondo, i personaggi pubblici che prendono parte in questi dibattiti, traggono ventaggio da essi. Alcuni addirittura vivono di essi. È loro interesse che la discussione fluisca e rimanga interessante. E sicuramente, accettare una critica e buttarsi a capofitto in una difesa accorata mantiene la discussione frizzante. E, ancora più importante, la mantiene in vita. Infatti, se il tentativo di spostare l'onere di dimostrare le proprie teorie dalla religione alla scienza venisse tarpato semplicemente contestando l'insensatezza e la scorrettezza della cosa, ciò rischierebbe di uccidere la discussione. Meglio far finta che sia un argomento valido e continuare la discussione.
Concludo su una nota positiva: nonostante il 'difetto' logico di cui ho parlato, la visione/ascolto delle discussioni che si possono trovare sui vari social sull'argomento religioso sono altamente consigliate. Offrono molti spunti di riflessione su temi che, ahimè, nella 'cattolica' penisola italiaca sono evitati alla stregua di tabù.
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