Ma è una moda!
A meno che non viviate sulla luna, sarete entrati in contatto con una delle mode del momento: il fidget spinner.
Questo presunto giochino "anti-stress" è passato dall'anonimato alla fama mondiale nel giro di 2 mesi. Soprattutto tra i giovani e i giovanissimi, la diffusione è stata fulminea. Un giorno ne ho intravisto uno senza capire bene cosa fosse e qualche giorno dopo entrambi i miei figli ne avevano uno comprato dalla nonna su loro stessa richiesta per allinearsi al resto dei compagni di scuola.
Come queste mode nascano, si diffondano e muoiano è questione estremamente interessante ma complicata e non ho le competenze per affrontarla. La questione su cui invece voglio concentrarmi mi è stata suggerita involontariamente da un amico proprio riguardo a questi onnipresenti spinner.
Conversando mi ha detto che anche lui si era procurato uno di questi spinner. A questa confessione ho reagito con una critica del tipo "Ma per favore...". Forse a causa dei miei figli, ho relegato questa moda ai ragazzini delle elementari o delle medie e non potevo concepire che un adulto di quarant'anni potesse investire tempo e denaro in qualcosa del genere. La mia critica ha suscitato del risentimento e una risposta del tipo "Ma è una moda!". A significare: " L'ho preso perché è di moda, laciami stare".
Questa breve conversazione solleva domande interessanti. Ma se qualcosa è di moda, ossia, lo fanno tutti, diventa più giustificato farlo? Il fatto che qualcosa sia di moda, dovrebbe cambiare il giudizio che ne abbiamo? Un atto insensato diventa più accettabile se 'lo fanno tutti'?
La questione è importante perché onnipresente. Allinearsi con il gruppo, per farne parte, è una necessità basica dell'individuo. Nel caso delle mode ha conseguenze triviali. Nel corso della storia però il "così fan tutti" è stata una delle forze principali nella formazione della società ed ha, ahimè, anche avuto un ruolo di rilievo in molti eventi tragici della storia.
Lasciando da parte gli aspetti più "pesanti" della questione, concentriamoci sulla moda. Se un vostro amico carpentiere comprasse un paio di scarpe da carpentiere a 4 volte il loro valore e glielo faceste notare, probabilmente vi ringrazierebbe e si giustificherebbe adducendo la sua ignoranza sul loro vero valore. Se la stesso maldestro acquisto riguardasse le scarpe da sera più "in" del momento, sarete voi ad essere trattato come un buzzurro che non capisce il valore delle cose. "Ma queste sono delle xyz, non le conosci?". "Le hanno tutti, ma dove vivi?".
A quel punto, chi ha ragione? Supponiamo che non abbiate nessun dubbio che quelle scarpe valgono un quarto del prezzo a cui vengono vendute. Dovreste continuare nella vostra puntualizzazione che, a quel prezzo, equivale a buttare dei soldi?
È una decisione delicata. Per esperienza so che conversazioni di questo tipo vanno in fretta sul personale. Infatti è impossibile sollevare dubbi sulla sensatezza dell'acquisto senza che suonino come un "sei un idiota" a chi la riceve. Inoltre potreste essere rapidamente tacciato con etichette spiacevoli tipo "polemico", "anti-sociale", "ignorante".
Dunque, tacere per non offendere? O tacere per non essere bandito dal gruppo? O tacere perché magari ogni tanto potremmo essere noi quell'amico che si è fatto "infinocchiare"?
O forse tacere perché a pensarci bene questi acquisti non sono poi così insensati? Forse gli oggetti non hanno solo un valore lagato al loro costo di produzione. Forse, ogni nostro atto ha un valore che va oltre l'atto strettamente considerato. Dite a quel ragazzino che quelle scarpe che gli han fatto fare un figurone con gli amici, e soprattutto con le amiche, in realtà dovrebbero costare 50 euro invece di 200. Vi risponderebbe con un'insolenza e in parte potrebbe avere ragione. Forse il valore sociale supera quello materiale.
Eppure, qualcosa non va in certi comportamenti. Quarant'anni e lo spinner cromato extra-lusso? Non mi sento di puntare il dito ma qualcosa non va.
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