Esagerazioni ideologiche

Recatomi con un amico ad una pizzeria per ordinare alcune pizze da asporto, il cameriere mi chiese che tipo di impasto volessi: farina bianca classica, farina integrale, farina di kamut ed altre opzioni che ora non ricordo.
Essendo alquanto incuriosito da questa moda salutista ho scherzato sulla cosa scambiando  qualche battuta con il cameriere e con il mio amico. Dopo aver concluso l'ordine  ci siamo accomodati fuori ad aspettare e il mio amico ha dichiarato di punto in bianco: "la farina bianca è veleno!".
Frase che mi ha colpito molto e mi ha dato molto da pensare.
Prima di procedere è necessario chiarire il contesto. Io non seguo diete salutiste di alcun tipo e mangio cibo 'tradizionale'. Il mio amico invece segue da qualche anno una dieta vegetariana con propensioni quasi vegane credo.
In passato avevamo avuto discussioni accese al riguardo di tali diete e assumevo che il mio amico non volesse averne un'altra. Io stesso volevo evitare l'argomento  quindi rimasi piuttosto sorpreso da quella dichiarazione così netta che io non avevo sollecitato in alcun modo.
La ragione principale della mia sorpresa è stata l'espressione usata: la farina bianca è veleno. Ovviamente è un'espressione figurata, una metafora, che vuole  trasmettere il messaggio: la farina bianca fa male.
Credo sia interessante riflettere su entrambe le parti che costituisco la dichiarazione del mio amico: il messaggio di fondo e l'espressione colorita utilizzata per trasmetterlo.
Consideriamo il messaggio: la farina bianca fa male. È vero?
Innamzitutto devo ammettere che non ho la certezza di quale volesse essere il messaggio letterale. Questo è lo svantaggio delle espressioni figurate: il messaggio insito viene trasmesso in modo indiretto, con una figurazione e quindi rimane vago, ci obbliga a cercare di indovinare. Svantaggio  spesso più che compensato dal vantaggio che se ne trae: fornire carica emotiva al proprio messaggio. Se il mio amico avesse semplicemente  affermato che la farina bianca fa male, forse me ne sarei già dimenticato.
L'interpretazione  della sua metofora che voglio considerare è quella già fornita: la farina bianca fa male. Interpretazione conservativa visto che la metafora tira in ballo un concetto forte come il veleno. Non credo sarebbe fuori luogo fornire interpretazioni anche più radicali come: la farina bianca è da evitare a tutti i costi.
Tornando al punto, è vero che La farina bianca fa male? Rischiando  di deludere il lettore dobbiamo nuovamente ammettere che anche questa frase ha un alto contenuto di vaghezza. È semplicemente meno vaga della metafora di partenza grazie alla rimozione di metaforebcolorite. La vaghezza residua deriva dal concetto di 'fare male' che è molto ampio. Il cianuro provoca la morte anche in piccole dosi quindi fa male. Fumare sigarette aumenta la probabilità di certi tipi di cancro quindi anche fumare fa male ma, direi, fa meno male del cianuro. Mangiare molto è anch'esso fa male visto che può portare all'obesità  che poi causa altri tipi di problemi ma, di nuovo, direi che fa meno male di fumare che fa meno male che ingerire cianuro. Quindi dire che qualcosa fa male può avere molti gradi di intensità. Ma la vaghezza non finisce qui. Abbiamo detto, ad esempio, che fumare fa male, ma, quanto devo fumare perché mi faccia male? Si possono fumare 20 sigarette al giorno o 20 sigarette al mese o all'anno? Non solo, c'e anche la variabile temporale. Posso fumare 20 sigarette al giorno per un periodo limitato della mia vita. Fa più male fumare 20 sigarette al giorno per 10 anni o 10 sigarette al giorno per 20 anni? E ancora, fa più male fumare 20 sigarette al giorno per 10 anni tra i 20 e i 30 anni o tra i 50 o 60 anni? Per annoiarvi ulteriormente, fa più male fumare 20 sigarette al giorno per 10 anni tra i 50 e i 60 anni se sono cardiopatico o geneticamente predisposto al cancro ai polmoni? Non considero neanche se ci possano essere differenze tra fumare sigarette  o la pipa o le sigarette elettroniche, etc, etc, etc.
Tutte queste domande hanno lo scopo di mettere in evidenza che, ahimè, è sin troppo facile esprimersi  con vaghezza. Ed è complicato ed estremamente noioso esprimersi con precisione. Volete mettere l'immediatezza di un 'il fumo uccide', scritto sui pacchetti di sigarette, contro un 'fumare tra 15 e 20 sigarette al giorno per 10 anni consecutivi tra i 20 ed i 30 anni aumenta, secondo i dati scientifici  a disposizione, il rischio di infarto del 76%-86% ed il rischio di cancro ai polmoni  del 123%-145% (per diverse quantità di sigarette vedasi le tabelle in appendice 1. Per periodi temporali diversi dai 10 anni ed età diverse dai 20-30 anni vedasi il grafico in appendice 2. Per soggetti cardiopatici si calcoli il coefficiente di rischio aggiuntivo  con la formula in appendice 3.). A parte che una frase del genere non ci starebbe sui pacchetti, nessuno leggerebbe oltre le prima 10 parole e l'avvertimento contro il fumo sarebbe completamente ignorato. 'il fumo uccide' non significa quasi nulla ma, grazie alla carica emotiva che trasmette e, non dimentichiamolo, alla brevità, ricorda al fumatore che sta maneggiando qualcosa che è ritenuto sufficientemente pericoloso dalle autorità da dover obbligare per legge le case produttrici  a scrivete un avvertimento sul prodotto  stesso. Da non fumatore sono ben contento che i nostri legislatori non abbiamo remore nell'usare vaghe espressioni figurate che giocano sull'emotività buttando a mare qualsiasi velleità di trasmettere un'informazione  che abbia un senso pur di ottenere il risultato desiderato. Come si dice: il fine giustifica i mezzi.
"La farina bianca fa male" ha lo stesso problema de "il fumo fa male": è talmente vaga da significare  poco o nulla. Come per il fumo, per fornire un'informazione  utilizzabile dal consumatore dovrebbe essere arricchita con dettagli sulle quantità, periodicità, estensioni temporali, metodi di cottura e, trattandosi di cibo, anche le combinazioni con altri tipi di cibo. Nonché dettagli di che tipo di impatto sulla saluta le varie combinazioni  possano avere. Potete facilmente immaginare che sorta di prolissa, convoluta prescrizione ne verrebbe fuori. Una frase talmente complicata che potrebbe essere adeguata per una conferenza tra esperti di nutrizione o azzardata in un libro divulgativo rivolto ad un pubblico generico ma disposto ad assorbire un tale livello di dettaglio. Assolutamente  non una frase compatibile con il tipo di linguaggio  che si utilizza in discussioni tra amici.
Dunque, chiarito ed incamerato che una risposta sensata debba essere molto più dettagliata di una normale espressione colloquiale, la domanda rimane ancora irrisposta: la farina bianca fa male?
Sebbene vago, dire che un qualcosa fa male, un qualche senso, anche solo a livello intuitivo, ce l'ha. A grandi linee ci dice che esiste un livello di consumo non eccessivamente alto che causa problemi psicofisici ritenuti significativi. Ad esempio, per il fumo potremmo affermare che vi è un ampio accordo tra gli esperti che consumi facilmente riscontrabili tra la popolazione dei fumatori siano già sufficienti per causare danni significativi. Si può dire qualcosa di simile per la farina bianca? Anche cercando di essere accomodanti verso i detrattori della farina bianca, dubito che si possa trovare un ampio accordo tra i nutrizionisti che punti il dito verso la farina bianca. Insomma, ci sono una o due intere generazioni, tra cui la mia e quella del mio amico mio coetaneo, tirate su a suon di farina bianca. Il tempo dirà ma non mi sembra che i dati puntino ad una cattiva salute delle ultime generazioni. La situazione è quindi sostanzialmente diversa rispetto al consumo di tabacco. Nel caso della farina bianca l'attenzione  dei nutrizionisti si concentra non tanto sulla farina bianca in sé ma piuttosto sulle altre alternative più salutari. Credo che su questo punto sì che si riscontrerebbe un largo consenso tra gli esperti. Uno dei primi e più chiari messaggi che si riceve  affacciandosi all'interessante mondo della nutrizione è la lista dei vantaggi che i cibi 'integrali' hanno rispetto a quelli più processati derivanti   dalla farina bianca. Maggiore apporto di fibre, assenza di impennate glicamiche e quant'altro. Su questi vantaggi dell'integrale, non ci piove. Il punto però è che per il semplice fatto che un alimento   sia miglore di un altro sotto vari punti di vista non rende il primo alimento 'cattivo'. Semplicemente ci sono dei vantaggi a consumare uno piuttosto che un altro. (E magari ci sono degli svantaggi. Questo è un punto su cui spesso di sorvola. Raramente, nel mondo reale, un sostituto ha solo vantaggi rispetto al sostituito. Di solito ci sono sempre pro e contro.)
Riassumendo, nel caso della farina siamo in questa situazione: rimanendo nel regno delle affermazioni vaghe, è molto più corretto dire che ci sono farine più salutari rispetto alla bianca piuttosto che dire che la farina bianca faccia male.
Quindi, anche un'interpretazione bonaria della metafora estrema utilizzata dal mio amico risulta, a mio avviso, essa stessa estrema rispetto a quanto ci dicono i fatti.
Cosa dire dunque dell'estremizzazione ulteriore fornita dalla dichiarazione da cui siamo partiti: "la farina bianca è veleno"? Si potrebbe liquidarla semplicemente dicendo che è una boutade, un'esagerazione  gergale, per colorire il linguaggio con toni forti.
Sono invece convinto che sarebbe un grave errore interpretarla così alla leggera. Il mio amico non la intendeva affatto in tono scherzoso. Al contrario, l'allarme verso questo alimento così diffuso eppure così  pernicioso era sincero e voleva essere trasmesso con forza.
A questo punto abbandono il tono logico/razionale basato sui fatti che ho cercato di tenere sinora ed entro nel terreno delle opinioni personali basato su intuizioni personali. La domanda che mi pongo è: perché? Perché utilizzare un'espressione  così estrema per dire che c'è un alimento con alcune proprietà   migliori rispetto ad un altro. Insomma perché forzare tanto la realtà dei fatti fino a lasciare intendere un messaggio sostanzialmente incorretto?
La motivazione è uno dei peggiori nemici dell'uomo: il dogmatismo. Con il termine dogmatismo intendo 'una convinzione profonda non sostenuta dai fatti'. Purtroppo, una fetta del movimento salutista vegetariano/vegano è affetto da dogmatismo. Cibi mangiati dalla nascita diventano intoccabili nel giro di giorni. Altri cibi mai consumati prima, come il kamut, la quinoa, diventano l'elisir di lunga vita. Si badi che non intendo sostenere  che le diete salutiste non abbiano vantaggi dimostrati dai fatti. Senza dubbio molti delle variazioni  che apportano alla dieta classica aumentano il livello di salute. (Con l'avanzare dell'età potrebbe essere una buona idea introdurre  certe abitudini alimentari anche per chi vi scrive.) Il problema nasce quando si adotta una visione dicotomica in termini di bianco/nero. Certi alimenti non sono semplicemente migliori di altri ma diventano buoni tout-court e altri diventano cattivi in assoluto. La farina integrale non è preferibile date certe sue proprietà  ma diventa l'unica commestibile, la farina bianca è veleno! Sono queste esagerazioni dogmatiche che, a mio avviso, sarebbero da evitare in quanto accecano ed estremizzano il discorso.
Purtroppo la radicalizzazione delle posizioni sembra essere una abitudine umana. Quasi una necessità in certi frangenti. Intraprendere in modo efficace un'impresa ardua, come cambiare radicalmente la propria dieta, sembra richiedere un nemico chiaro e totalmente malvagio che viene demonizzato in toto. Deve diventare una lotta epica tra il bene e il male. La farina bianca, velenoso cerbero che tiene soggiogato da millenni l'intero pianeta con le sue subdole moine, viene combattuto da un manipolo di coraggiosi anticonformisti che, a rischio della vita, porrà sul trono una nuova regina, la farina integrale (o di kamut o altra dal nome esotico), amorevole con i suoi devoti e garanzia di lunga vita. Nel pieno di un così cruento scontro la precisione logico/scientifica è un valore, ahimè, da sacrificare in favore di messaggi chiari e semplici che assicurino la coesione degli audaci liberatori e aumentino le possibilità   di conversioni tra gli infedeli alla giusta causa.

Commenti

Post popolari in questo blog

M5S: usare con cautela

Ma è una moda!

Religione vs scienza, lo scontro inesistente